
Ho deciso di cavalcare questro trend non solo facendo un reel ma ampliando il mio pensiero in quest’articolo, penso sempre che 90 secondi non siano un tempo sufficiente per parlare di argomenti seri.
Viaggiare da soli è una delle esperienze più intense e trasformative che si possano vivere. Ma non è tutto glamour, tramonti perfetti e nuove amicizie ogni giorno. C’è anche la fatica, la paura, il silenzio e l’incontro più profondo: quello con te stesso.
Spesso si parla del viaggio in solitaria come di una forma di liberazione, e lo è, ma è anche una prova, una palestra emotiva e psicologica. Ecco allora quattro verità poco patinate ma profondamente vere sul viaggio da soli. Se stai pensando di partire, forse ti aiuteranno ad affrontare questa esperienza con maggiore consapevolezza.
1. Una settimana di viaggio in solitaria difficilmente sarà trasformativa
Molti sognano un viaggio da soli come la chiave di volta della loro vita. Ma la verità è che una settimana non basta. In una settimana, specialmente se il viaggio è organizzato e pianificato in ogni dettaglio, difficilmente si entra in quella zona di vulnerabilità e apertura necessaria alla trasformazione personale.
Il primo giorno è speso per orientarsi, il secondo per ambientarsi, il terzo per iniziare a rilassarsi. Quando inizi a goderti il viaggio e ad entrare nel ritmo, è già ora di tornare. La trasformazione richiede tempo, ripetizione, imprevedibilità e confronto.
Non è detto che un viaggio breve non lasci nulla, ma il cambiamento profondo, quello che modifica il tuo sguardo sul mondo e su te stesso, ha bisogno di sedimentazione. E la sedimentazione richiede giorni vissuti, non solo visti.
2. Viaggiare da soli bene si impara facendolo: la prima volta è normale fare errori
Come ogni nuova esperienza, il viaggio in solitaria ha una curva di apprendimento. Le prime volte potresti prenotare una struttura scomoda, esagerare con il bagaglio, non sapere come socializzare o gestire la solitudine.
Questo non significa che non sei portato: significa solo che stai imparando. Nessuno nasce viaggiatore solitario esperto. Serve pratica, sensibilità, tentativi ed errori. Viaggiare da soli significa anche imparare a leggere i propri ritmi, a sentire di cosa hai bisogno in quel momento, a non replicare per forza ciò che vedi fare agli altri.
E col tempo scoprirai che ogni errore diventa un piccolo insegnamento per i viaggi futuri. Come in ogni percorso, non c’è viaggio in solitaria senza errori, e non c’è crescita senza errori.
3. È normale avere paura prima di partire: la differenza la fa partire nonostante la paura
La paura non è un segnale che deve bloccarti. È il segnale che stai per uscire dalla tua zona di comfort. La paura è fisiologica: è il corpo e la mente che cercano di proteggerti dall’incertezza.
Ci sono mille paure: paura della solitudine, di annoiarsi, di perdersi, di non sapere cosa fare, di stare male, di sentirsi giudicati. Ma il viaggio in solitaria insegna che si può avere paura e partire lo stesso. E che affrontare la paura non significa eliminarla, ma imparare a camminarci accanto.
Una volta superato il primo step, molti viaggiatori raccontano che la paura si trasforma in attenzione, presenza e potere personale. Non diventi immune alla paura, ma impari a viverla come parte del viaggio.
4. Viaggiare da soli ti permette di vedere molti aspetti di te: non sempre quello che vedi ti piacerà
Una delle illusioni più romantiche sul viaggio in solitaria è che ti farà sentire più forte, più libero, più felice. E a volte succede. Ma succede anche il contrario.
Stare da soli per giorni ti espone al confronto con te stesso. Non ci sono distrazioni, ruoli sociali da recitare, persone su cui proiettare la colpa. Ci sei tu, nudo, con i tuoi pensieri, abitudini, contraddizioni, desideri inespressi. E non sempre quello che vedi ti farà sentire fiero.
Potresti scoprire che non ti ascolti mai. Che ti giudichi con durezza. Che hai bisogno di controllo. Che ti senti in colpa per rilassarti. Ma proprio questo guardarsi è il cuore della trasformazione.
Non si tratta di piacersi sempre, ma di conoscersi meglio. E da lì, iniziare a trattarsi con più gentilezza.
Il viaggio in solitaria non è una fuga, ma un atto di presenza. Non è per tutti, ma chi lo affronta con apertura e sincerità raramente ne esce uguale a come è partito. Non aspettarti la magia in tre giorni, accogli gli errori, cammina con la paura e guarda te stesso anche quando non è comodo. Perché è proprio lì, in quella scomodità, che si nasconde la versione più autentica di te.
Se senti che il momento per il tuo viaggio in solitaria è arrivato, ma ancora hai delle difficoltà nel fare il primo passo io posso aiutarti, forse non sai che sono una psicologa turistica e dal 2012 mi occupo di travel coaching, in questa pagina trovi tutte le info per prenotare una consulenza con me!