viaggiare-da-soli:-come-superare-i-sensi-di-colpa-che-ti-trattengono-a-casa

Hai il passaporto pronto, qualche giorno di ferie accantonato, magari hai anche dato un’occhiata a quel volo per Lisbona che costa pochissimo. Eppure, qualcosa ti frena. Non è la paura di viaggiare da sola – o almeno, non solo quella. È qualcosa di più sottile, più difficile da ammettere: è quel nodo allo stomaco che ti dice “non dovrei”, “non è il momento giusto”, “ci sono cose più importanti”.

Benvenuta nel mondo del senso di colpa, l’emozione più silenziosa e potente che può sabotare i tuoi sogni di viaggio!

Il freno invisibile che ti impedisce di partire

In anni di lavoro come travel coach con centinaia di persone che desideravano viaggiare in solitaria, ho imparato una cosa fondamentale: le resistenze più forti non sono quelle che vedi in superficie.

Quando mi dici “non ho abbastanza soldi” o “non ho tempo”, spesso c’è dell’altro. Non sto dicendo che budget e tempo non contino – certo che contano. Ma nella maggior parte dei casi, se scaviamo un po’ più a fondo, scopriamo che il vero ostacolo è emotivo.

È il senso di colpa che ti sussurra: “Come puoi pensare a te stessa quando ci sono mille altre cose da fare?”, “Gli altri cosa penseranno se parti da sola?”, “Te lo meriti davvero questo viaggio?”

Perché il senso di colpa è così difficile da riconoscere

Il senso di colpa è subdolo. Si camuffa da responsabilità, da altruismo, da buonsenso. Si presenta come la voce della ragione, quella che ti ricorda i tuoi doveri, che ti protegge dal giudizio altrui, che ti tiene “con i piedi per terra”.

E proprio per questo è così difficile da identificare.

Potresti passare mesi a rimandare quel viaggio, convincendoti che “non è il momento”, senza mai renderti conto che sotto c’è un senso di colpa che ti dice: non hai il permesso di essere felice.

Il problema è che finché non lo nominiamo, finché non gli diamo un volto e un nome preciso, questo senso di colpa continuerà a sabotarci silenziosamente, facendoci sentire ferme, frustrate, in attesa di un “momento giusto” che non arriverà mai.

Non tutti i sensi di colpa sono uguali

Ecco la parte interessante: dalla mia esperienza con centinaia di potenziali viaggiatori, ho scoperto che il senso di colpa ricorrente nei viaggi, non è uno solo. Ne esistono diverse forme, che si ripetono,ciascuna con le sue caratteristiche specifiche, le sue origini e – soprattutto – le sue soluzioni. Mi sono accorta che la maggior parte delle persone che si sente bloccata da un senso di colpa per affrontare un viaggio, generalmente ne ha uno di questi tre.

I 3 Sensi di Colpa più ricorrenti nei viaggi:

Il senso di colpa da cura: “Prima gli altri, poi io”

Lo riconosci subito. È quella vocina che dice: “E se qualcuno avesse bisogno di me mentre sono via?” oppure “Non posso partire finché non ho sistemato tutto per tutti”.

Chi lo vive spesso ha un ruolo di caregiver nella propria vita: mamme, figlie che si occupano di genitori anziani, donne che sono sempre state la “colonna” della famiglia. L’idea di mettere sé stesse al centro, anche solo per una settimana, genera un conflitto interno profondo.

Il paradosso? Proprio queste donne sono quelle che avrebbero più bisogno di una pausa rigenerante. Ma il senso di colpa le tiene legate a un’idea di cura che esclude loro stesse dall’equazione.

Il senso di colpa da autonomia: “Sono egoista se penso a me”

Questa forma è più sottile. Non si tratta tanto di sentirsi necessarie quanto di sentirsi in difetto quando si sceglie qualcosa solo per sé.

Chi lo vive dice cose come: “Ho prenotato il viaggio, ma non riesco a godermelo… mi sembra di tradire le aspettative degli altri” oppure “Vorrei tanto partire da sola, ma ho paura che pensino che sono egoista”.

Qui il problema è il giudizio – reale o percepito – degli altri. L’idea che la felicità personale debba essere sempre giustificata, contrattata, concessa. Come se prendersi cura di sé fosse un atto che richiede il permesso.

Il senso di colpa da merito: “Non ho fatto abbastanza per meritarmelo”

Questa è forse la forma più insidiosa, perché non riguarda gli altri ma il proprio dialogo interno.

Chi lo vive ha una vocina dentro che ripete: “Non ho lavorato abbastanza per concedermi questo viaggio” o “Mi sento in colpa a riposarmi quando ci sono ancora mille cose da fare”.

Il piacere personale viene associato al “premio” per un sacrificio, non come qualcosa che ci spetta naturalmente in quanto esseri umani. Il risultato? Anche quando si parte, non si riesce a godersi davvero l’esperienza perché ci si sente “in debito” con la produttività.

Cosa cambia quando riconosci il tuo tipo di senso di colpa

Qui sta la svolta: una volta che sai con precisione quale forma di senso di colpa ti sta bloccando, puoi finalmente lavorarci in modo mirato.

Perché le strategie per affrontare il senso di colpa da cura sono diverse da quelle per il senso di colpa da merito. E quello che funziona per qualcuno potrebbe non funzionare per te, proprio perché state combattendo battaglie diverse.

Riconoscere il tuo profilo ti permette di:

  • Smettere di combattere contro te stessa
  • Trovare le parole giuste per dare voce a ciò che senti
  • Capire da dove arriva questo senso di colpa (e perché non è colpa tua)
  • Scoprire strategie concrete e personalizzate per trasformarlo

Scopri quale senso di colpa ti sta frenando

Per aiutarti in questo percorso, ho creato un test pratico e veloce che ti aiuta a identificare quale forma di senso di colpa influenza maggiormente le tue scelte di viaggio.

Il test include:

  • 15 domande mirate che vanno al cuore del problema
  • Un profilo personalizzato con la tua tipologia di senso di colpa
  • Spunti pratici specifici per il tuo caso
  • Una nuova consapevolezza su cosa ti tiene davvero ferma

Bastano due minuti. E può essere il primo vero passo per smettere di rimandare quel viaggio che sogni da mesi.

Il senso di colpa non si combatte, si comprende

C’è una cosa importante che voglio dirti: il senso di colpa non è il nemico. Non è qualcosa di sbagliato in te, da eliminare o da reprimere.

È una parte di te che sta cercando di proteggerti, a modo suo. Una parte che ha imparato, nel tempo, che mettersi al centro è pericoloso, egoista, sbagliato. E che ora fa quello che può per tenerti al sicuro.

Ma sicura da cosa? Dal giudizio, dalla delusione degli altri, dalla paura di non essere abbastanza. Tutte paure comprensibili, umane, ma che spesso ci impediscono di vivere la vita che desideriamo davvero.

Il viaggio in solitaria può essere uno dei più potenti strumenti per imparare a mettersi al centro con amore, per scoprire che esistere per sé stesse non è egoismo ma necessità. Ma per farlo, serve anche lasciare andare ciò che non ci appartiene più: i ruoli rigidi, le aspettative altrui, l’idea che il nostro valore dipenda da quanto diamo agli altri.