
Quando stavo lanciando il mio webinar sull’Ansia ho chiesto alla mia community se il viaggio generasse qualche tipo di ansia, e una mia follower mi ha risposto “io non ho particolari ansie, solo mi viene quando sono al mare da sola perché ho paura che mi rubino i soldi e il cellulare mentre faccio il bagno” mi sembr un pensiero comune quindi le ho detto ” hai mai pensato a usare una dry bag, così metti gli oggetti dentro, la gonfi e te la porti mentre fai il bagno”, lei mi ha risposto puntuale “non mi piace fare il bagno con un cuscino, ma ho trovato la soluzione: non vado al mare se sono da sola”.
Da fuori potrebbe sembrare una scelta razionale, un semplice gusto personale. Ma scavando un po’ più a fondo, emerge qualcosa di diverso: la paura ha avuto la meglio. E per non affrontarla, è stato più facile convincersi che fosse meglio rinunciare a un piacere.
Capita molto spesso che si tenda a giustificare le nostre risposte inadeguate alle paure invece di trovare una soluzione efficace o meglio ancora affrontare un problema, con tutto quello che ne consegue.
Questa semplice conversazione mi ha fatto riflettere a tanti atteggiamenti che ho riscontrato durante più di 10 anni come travel coach, e voglio condividerli con voi.
Il meccanismo dell’evitamento esperienziale
In psicologia, questo comportamento si chiama evitamento esperienziale. È una strategia molto comune con cui le persone cercano di evitare emozioni, pensieri o sensazioni spiacevoli, anche a costo di rinunciare a esperienze desiderabili.
Steven C. Hayes, uno degli ideatori dell’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), afferma:
“Le persone evitano il dolore non solo fisico, ma anche psicologico — e così facendo, evitano la vita.”
Nel caso della donna che rinuncia ad andare al mare, il disagio non è davvero il cuscino della dry bag. È la paura di restare senza telefono, di subire un furto, di essere vulnerabile. Ma invece di affrontare questa paura e cercare una soluzione, la scelta è stata rinunciare all’esperienza intera.
La dissonanza cognitiva: quando mente ed emozioni vanno in conflitto
Questo tipo di comportamento è anche un esempio perfetto di dissonanza cognitiva, un concetto introdotto da Leon Festinger. Succede quando c’è un contrasto tra ciò che una persona desidera (andare al mare, nuotare) e ciò che decide di fare (rinunciare).
Per non vivere questa tensione interiore, la mente costruisce una giustificazione: “Non mi piace nuotare con un cuscino”, che suona più accettabile di: “Ho paura e non voglio affrontarla”.
La razionalizzazione diventa quindi uno scudo, una protezione dell’autostima. Invece di ammettere una vulnerabilità, ci si racconta che si tratta solo di una preferenza. Ma spesso è la paura a dettare le nostre scelte.
La zona di comfort e l’illusione di sicurezza
Restare nella zona di comfort è una delle strategie più comuni per evitare il disagio. Ma, come ricorda Brené Brown:
“Scegliere il comfort piuttosto che il coraggio ci fa perdere connessione e opportunità.”
Molte persone preferiscono evitare l’esperienza piuttosto che imparare a sentirsi sicure in contesti nuovi. Ma a lungo andare, queste scelte non sono davvero liberatorie? Sono gabbie invisibili che restringono il nostro mondo.
Dall’evitamento alla consapevolezza
Il primo passo è riconoscere quando una “scelta” non nasce dalla libertà, ma dalla paura. Il secondo è chiedersi sinceramente: sto rinunciando per davvero o sto solo cercando di non affrontare qualcosa che mi mette a disagio?
Nel caso del mare, una soluzione pratica come una dry bag può restituire libertà. Ma anche il solo fatto di non cedere subito alla paura, di provare, di sperimentare, è un atto di cura e di crescita.
Il prezzo dell’evitamento
Rinunciare a nuotare, a uscire, a viaggiare da soli, a fare qualcosa che ci incuriosisce o ci appassiona solo per evitare un disagio, non è una vera soluzione. È un compromesso che alla lunga ci impoverisce.
La vera libertà nasce dalla capacità di affrontare le nostre paure, di esplorarle, di trovare soluzioni e di non lasciare che ci privino di ciò che ci fa bene.
E tu, in quali situazioni stai scegliendo di rinunciare a qualcosa che ami solo per non affrontare un piccolo disagio? Forse è il momento di fermarti, ascoltarti e chiederti: è davvero una scelta libera?
Il viaggio, come la vita, non è privo di difficoltà. Ma è proprio nell’attraversarle che scopriamo quanto possiamo essere più forti, più flessibili e più liberi di quanto pensavamo. Se ti senti in una situazione simile a quelle trattate in questo articolo o vorrei fare un viaggio ma hai troppe domande o credenze limitanti, prenota una sessione con me, sono sicura che insieme troveremo una soluzione.